Le chitarre di “Ale” sono state registrate in meno di quattro ore ai Syed Studios di Latina, in un periodo di intensa attività musicale. Le prime in assoluto sono state quelle di “Cris”, “Cris again” e “Jazz”, ispirate a una persona che ha lasciato un segno indelebile nella vita di Giordano, che ha provato a rendere in musica i propri sentimenti. L’ultimo pezzo ad essere registrato (il primo in scaletta) è Ale decisamente rock, ed è arrivato nel momento in cui il chitarrista stava dialogando col padre, a contatto con tutte le cose belle rimaste di lui, indelebili da lì all’eternità. È un pezzo per niente tetro per niente lugubre, ma ironico e divertente, fresco come la persona che lo ha ispirato, un figlio di buona donna. Rispetto a “Cris” la sfida è stata di amare la bellezza di una persona senza invaderne la vita privata, di innamorarsi dei suoi comportamenti e dei suoi momenti più belli. Le chitarre sono volutamente pulite e durante l’esecuzione si cerca il fraseggio per dire che è ancora tutto possibile, e che si può continuare vivere senza paura di farsi male.

Tre sillabe: MU-SI-CA

Neanche 18 anni e venivamo invitati a suonare alla festa de l’Unità. Il giorno prima avevamo promesso di non toccare neanche una birra.

Quella sera sul palco ero così ubriaco che non riuscivo neanche a infilare il jack tra chitarra e amplificatore, a pensarci adesso non ci sarei riuscito neanche da lucido.

Il giorno dopo, sdraiati di fronte al palco Marco disse che era bello quasi quanto fare l’amore, sapevamo cosa volevamo dalla vita.